produzione



RICCIARELLI Daniele

Daniele Ricciarelli o Daniele da Volterra detto Braghettone
(Volterra, 1509 – Roma, 4 Aprile 1566) è stato un pittore, scultore e stuccatore italiano, ricordato soprattutto per la sua associazione, nel bene e nel male, con le ultime opere di Michelangelo.

Esponente della seconda generazione di manieristi, la prima formazione di Daniele Ricciarelli, detto da Volterra dalla sua località di origine, avviene probabilmente a Siena nella bottega del Sodoma, dalla quale pare si collochi l'Allegoria della Giustizia (1532) affresco per una loggia del Palazzo Pubblico di Volterra (ora a Volterra, Pinacoteca), ed altri grandi senesi come Domenico Beccafumi e Baldassarre Peruzzi. e forse è portato a Roma proprio da quest'ultimo nel 1535.  Si affianca a Perin del Vaga come suo aiuto negli affreschi di San Marcello al Corso e nelle commissioni per la cappella Massimo a Trinità dei Monti (perduta), realizzata nel 1538-1539, e continua la sua collaborazione con il fiorentino a palazzo Massimo: nel salone di rappresentanza è suo il fregio con le Storie di Fabio Massimo (1538-1543), in cui si stacca da Perino, più evidente nei Santi Matteo e Marco con cui completa, nel 1543, gli affreschi di Perino nella cappella del Crocifisso in San Marcello al Corso.   Benvoluto e stimato da Michelangelo, al quale lo legherà un rapporto di devota familiarità fino alla fine, Daniele torna a cercare nella volta Sistina e nelle Stanze un'alternativa all'inavvicinabile e incombente orizzonte stilistico e spirituale del Giudizio Universale.  E' un proposito che doveva leggersi bene un tempo a Trinità dei Monti, entro il circuito creatosi fra le cappelle Massimo e Pucci di Perino e le cappelle Orsini e Della Rovere, compiute dal Ricciarelli tra la metà degli anni quaranta e cinquanta.  Nonostate i guasti, resiste il disastrato affresco della Discesa dalla croce (1545), già sopra l'altare della cappela Orsini e suo unico resto (trasferito nella cappella adiacente).  A ridosso di queste opere si pone anche il fregio realizzato in palazzo Farnese, opera alla quale presero parte numerosi aiuti.  Al 1550 sono databili i suoi interventi in Vaticano, nella stanza della Segnatura, dove integra con due pannelli i monocromi dello zoccolo realizzati dal Perino nel 1541, mentre la decorazione con freschi e stucchi per la sala Cleopatra in Vaticano si colloca tra il 1550 e il 1555.

Il Concilio di Trento, conclusosi nel 1563, aveva condannato la nudità nell'arte religiosa e negli anni a seguire papa Pio IV ordinò a Daniele da Volterra di coprire con vestimenti e foglie di fico i genitali dell'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, da qui si guadagnò l'epiteto di "Braghettone". Ma fu grazie al suo intervento censorio che il progetto di demolire quegli affreschi considerati scandalosi venne accantonato. Egli rimosse a colpi di scalpello e ridipinse anche la maggior parte di santa Caterina e l'intera figura di san Biagio dietro di lei, poiché nell'originale quest'ultimo sembrava guardare alla schiena nuda della donna. Non suoi, invece, i perizomi ed i panneggi nella metà inferiore dell'affresco. Il lavoro di Daniele sul Giudizio Universale fu interrotto alla fine del 1565 dalla morte di Pio IV; infatti l'impalcatura che usava dovette essere rimossa in fretta poiché la cappella serviva per l'elezione del nuovo papa.

Artisti contemporanei di RICCIARELLI Daniele

 

Questi comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba scavata nella roccia; poi rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.

Marco (15:46)