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DE SACCHIS Giovanni Antonio detto il PORDENONE

De Sacchis GiovanniAntonio detto ilPordenone
(Pordenone, 1483 – Ferrara, 14 gennaio 1539), è stato un pittore italiano.

Figlio di artigiani, non ignari dell'arte, fu onorificato cavaliere dal re d'Ungheria Giovanni Zapolski.  Dichiarato 'maestro' nel 1504, dimostrò palesemente la sua dipendenza da Gianfrancesco da Tolmezzo (Del Zotto), come si evince dalla presumibile prima opera certa dell'artista, il trittico a fresco della chiesa di Santo Stefano a Valeriano (frazione di Pinzano al Tagliamento (PN), firmato e datato 1506) rappresentante San Valeriano, San Michele e Giovanni Battista, opera che venne fortunatamente risparmiata dal terremoto del 1976, per quanto la chiesa venne pesantemente danneggiata dal terribile evento sismico.

All'inizio lavorò, specialmente ad affresco, nella zona di Spilimbergo (PN); intanto al primitivo accento di derivazione tolmezzina veniva aggiungendosi un accostamento al fare di Bartolomeo Montagna e Cima da Conegliano, cui subentrò, poco dopo, l'esito dell'incontro con il maestro di Castelfranco, il Giorgione e, in tempo successivo, con la cultura ferrarese, che forse conobbe di persona già nel 1508 durante un primo viaggio alla corte Estense, in compagnia di Pellegrino da San Daniele. Danno testimonianza di questa complessa preparazione gli affreschi di Sacile (PN) con motivi tratti dalle opere lauretane di Luca Signorelli, di Melozzo da Forlì e Lorenzo Lotto. A partire dal 1514 è evidente il forte influsso dell'opera di Giorgione e del cadorino Tiziano: negli affreschi per l'abside di Sant'Ulderico a Villanova e nella Madonna della Misericordia del duomo di Pordenone, data 1516.

Delle altre opere a fresco eseguite in Friuli vanno ricordati almeno gli affreschi (andati distrutti) nella chiesa del castello di San Salvatore di Collalto (TV). Testimonianza di un primo diretto contatto con l'ambiente veneziano è la pala riproducente Madonna e Santi (1525 circa) della parocchiale di Susegana (TV).  Seguono, fra il 1514 e il 1515, i lavori dell'organo di Spilimbergo (PN), la Trasfigurazione (1518) ora alla Pinacoteca di Brera (MI).

Tra il 1516 e il 1518 si ipotizza un suo soggiorno romano, importantissimo per il maestro che fu così il primo artista veneto conscio della necessità di un tramite fra le differenti visioni pittoriche veneta e tosco-romana.  Il suo stile divenne grandioso e drammatico, toccando il suo apice negli anni venti, sotto la stretta influenza delle opere di Michelangelo e di Raffaello che il Pordenone aveva visto in Roma, riscontrabile negli affreschi dell'Annunciata per il duomo di Treviso e con il ciclo delle Storie della Passione, realizzato tra il 1520 e il 1522, nel duomo di Cremona, lasciati interrotti dal Romanino; l'artista pordenonese li completò con foga e al termine dell'impresa ottenne nel giudizio dei contemporanei l'appellativo di Pictor modernus:  la Crocifissione è di una drammaticità unica per la possenza e vigorosità delle immagini.

Rientrato in Friuli, a Spilimbergo, operò alle portelle d'organo del duomo (1524), successivamente a Venezia dipinse, nel presbiterio della chiesa di San Rocco, affreschi in gran parte perduti, che però non soddisfecero i contemporanei anche per la malevola concorrenza di Tiziano.   Questo insuccesso riportò l'artista in Emilia, ove dipinse la Immacolata Concezione, nella cappella dei Pallavicino della chiesa dei Francescani a Cortemaggiore; a Piacenza, nella chiesa della Madonna di Campagna, in collaborazione con Bernardino Gatti detto il Sojaro dipinse la cupola ed il tamburo di tale basilica, un ciclo pittorico molto ricco e complesso, in cui sembra aver trovato il riposo della maturità.

Nuovamente a Venezia nel 1536, il De Sacchis si presentò al giudizio dei critici con migliore fortuna: tra le ultime opere ritroviamo la pala di San Lorenzo Giustiniani e santi,  per l’altare della famiglia Renier posto nella navata sinistra della Madonna dell’Orto (ora alle Gallerie dell'Accademia), opera commissionatagli perchè estinguesse un debito contratto; i Tre santi (Caterina, Rocco e Sebastiano) a Venezia nella chiesa di San Giovanni Elemosinario;  l'Annunciazione a Santa Maria degli Angeli di Murano (1537), tela che andò a sostituire un'altra Annunciazione realizzata da Tiziano, per la quale i committenti si rifiutarono di corrispondere i cinquecento scudi richiesti dall'artista. Tiziano, su consiglio di Pietro Aretino, fece dono del suo dipinto all'imperatrice di Spagna Isabella che ripagò il pittore con duemila scudi. 

La vita del Pordenone rimane però avvolta da un mistero, infatti venne trovato morto in un'osteria a Ferrara, dove  si era recato per fornire disegni per arazzi su commissione di Ercole II d'Este, nel 1539, e alcuni dubitano che si sia trattato di un decesso accidentale.

Ebbe come allievo Pomponio Amalteo, cui andò in sposa anche la figlia Graziosa.

Artisti contemporanei di DE SACCHIS Giovanni Antonio

 

E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era ancora stato deposto.

Luca (23:53)