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VIVARINI Antonio detto ANTONIO da Murano

Vivarini Antonio detto  Antonio da  Murano
(Murano, 1418 circa – Venezia, 1484), è stato un pittore italiano.
Figlio di un vetraio di Murano e fratello maggiore di Bartolomeo (anch'esso pittore) i principali documenti riguardanti la sua attività artistica fanno riferimento agli affreschi (perduti nei bombardamenti del 1944) che fu incaricato di dipingere insieme con il futuro cognato Giovanni d'Alemagna, con cui stabilì un indissolubile sodalizio, nella cappella Ovetari agli Eremitani di Padova nel 1448; lavoro interrotto nel luglio 1450 dalla morte di Giovanni e concluso, tra gli altri, dal giovane Mantegna.

Antonio fu capostipite della cosiddetta 'scuola muranese', dal luogo d'origine della famiglia Vivarini ed è stato uno dei protagonisti della felice stagione (1440-1460) che vide il formarsi a Venezia di un linguaggio protorinascimentale autonomo e squisitamente lagunare, seppure fondato sulla lezione toscana, il cui collegamento lo si trova in un attendibile soggiorno di Masolino da Panicale a Venezia, di ritorno dall'Ungheria, o la presenza di Paolo Uccello (1425), ma che si può riferire anche ad una generale circolazione della cultura tra la Toscana e Venezia.   Un esempio lo si può riscontrare nel polittico con la Madonna, otto Santi e il Cristo in pietà della Basilica Eufrasiana di Parenzo (1440). 

A seguire (1441-1443) realizza il polittico di San Girolamo conservato al Kunsthistoriches Museum di Vienna, la Madonna col Bambino delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, il Martirio di Santa Lucia dell'Accademia Carrara di Bergamo, il Cristo che esce dal sarcofago della Pinacoteca di Bologna e la Sant'Orsola e le Vergini del seminario Sant'Angelo di Brescia. 

Vedendo gli affreschi veneziani di Andrea del Castagno, prese spunto per eseguire, per la prima volta assieme a suo cognato Giovanni (che aveva sposato in seconde nozze la sorella dell'artista muranese), nel 1443, i polittici per la Cappella San Tarasio o "Cappella d'Oro", della chiesa di San Zaccaria a Venezia (recentemente restaurati).  Il progetto di restauro, iniziato nel 2013 e concluso nel 2022, ha visto infatti prima il Polittico di Santa Sabina (altare di sinistra) quindi quello del Corpo di Cristo (altare di destra), infine sul Polittico della Vergine (altare centrale).   A coronamento del progetto dovrebbe essere effettuato un nuovo intervento conservativo, che interesserà gli affreschi di Andrea del Castagno sulla volta e le decorazioni pittoriche presenti sulle pareti della Cappella.

Si forma quindi il sodalizio Antonio e Giovanni, dopo le opere della chiesa di San Zaccaria, riscontriamo il complesso Trittico dei Padri della Chiesa, un dipinto di olio su tela realizzato nel 1446 e conservato nella XXIV sala della Gallerie dell'Accademia di Venezia, un tempo sala dell'Albergo della Scuola Grande della Carità e il bel trittico di San Moisé (di cui la Vergine nella chiesa di San Tomaso Becket a Padova e i Santi alla National Gallery di Londra), la Madonna con Bambino ed Angeli del Museo Poldi-Pezzoli a Milano.

Nel 1447, come detto in precedenza, Antonio con il cognato è a Padova per affrescare metà della cappella Ovetari agli Eremitani, ma i lavori iniziati nel 1448 termineranno nel 1450 con la morte di Giovanni, limitandosi alla crociera dipinta in blu, con rigogliosi fogliami gotici e quattro tondi con gli Evangelisti

Il contatto con la progressista lezione padovana fu decisivo per Antonio che, sull'onda dei nuovi stimoli, realizza il Polittico di Praglia, per l'abbazia benedettina di Praglia (Padova), come attestano la presenza dei santi Benedetto e Scolastica (che rimandano alla devozione di quell'Ordine), opera ora conservata alla Pinacoteca di Brera (Milano) e che è caratterizzata da una costruttività più densa ed efficace: ma è breve momento perchè tale vigorosa concezione era sostanzialmente estranea all'indole delicata del maestro, tanto che per sostenerla pare cercare appoggio nella collaborazione del fratello minore Bartolomeo, il quale, formatosi appunto nel soggiorno padovano, ne aveva tratto una schietta vocazione ad una visione plastica ed incisiva.

Documenti di tale lavoro comune sono il polittico della Madonna col Bambino e Santi, ora alla Pinacoteca di Bologna (firmato nel 1450 da entrambi i fratelli), che fu commissionato da papa Nicolò V per l'altare della chiesa della Certosa di Bologna, in ricordo del cardinale Nicolò Albergati; il Polittico di Arbe (1458) del monastero di Sant'Eufemia ad Arbe (in Croazia); il polittico Incoronazione della Vergine e Santi, datato 1464 e firmato dai fratelli Vivarini, commissionato dall’Ordine dei Minori Osservanti di Osimo e conservato nel Museo Civico di Osimo (Ancona).

Il nuovo mondo ha evidentemente sconvolto il pittore ormai anziano che, dopo aver dato ancora buona prova di sé nel Polittico di Pesaro (realizzato nel 1464 per la Confraternita di sant'Antonio Abate di Pesaro, venne trafugato nel corso della campagna d'Italia di Napoleone, nel 1797 e trasportato in Francia, per poi venire recuperato nel 1815 da Canova e destinato definitivamente alle gallerie della Pinacoteca Vaticana), successivamente esegue i più dimessi polittico de I Santi Girolamo, Bernardino da Siena e Ludovico di Tolosa nella chiesa di San Francesco della Vigna (Venezia) e il polittico di Santa Chiara, Cristo, San Bernardino da Siena e Sant'Agostino (1467) nel Convento di S. Maria Vetere (Andria), confondendosi in seguito sempre più col lavoro della sua popolata bottega e chiudendo la sua più che trentennale esperienza pittorica. 

In questa pagina vengono proposte immagini del Polittico della Passione, realizzato tra il 1430 e il 1435 e conservato alla Galleria Franchetti, Ca' d'Oro di Venezia: 

- l'opera nella sua interezza 

- (particolare) l'ultima cena

- (particolare) la lavanda dei piedi

- (particolare) Gesù nel Orto degli Ulivi (Getsemani)

- (particolare) il bacio di Giuda

- (particolare) Gesù incontra la Veronica

- (particolare) Gesù inchiodato alla croce

- (particolare) la crocifissione di Gesù

- (particolare) la deposizione di Gesù

- (particolare) la resurrezione di Gesù.

Cristo deposto nel sepolcro conservato al Princeton Art Museum (Princeton, USA).

Cristo sporge dal sepolcro (1450 circa) conservato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Artisti contemporanei di VIVARINI Antonio

 

Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, perché fosse crocifisso.

Marco (15:15)