PALMEZZANO Marco
Palmezzano Marco
(Forlì, 1459 – Forlì, 25 maggio 1539) è stato un pittore e architetto italiano allievo di Melozzo da Forlì, col quale costituisce il nucleo della scuola forlivese di pittura.
Scrive, infatti, lo storico dell'arte Antonio Paolucci: «A Forlì l'arte figurativa assumeva aspetti distinguibili rispetto a quelli pur simili e fraterni presenti nelle città vicine. Il responsabile della differenza, l'artista che ha dato alla Forlì del Rinascimento una sua specifica identità, è stato Marco Palmezzano».
Il primo documento pervenutoci che menzioni una sua opera pittorica è del 1484; ma non sembra sussistano opere anteriori al 1492, data della Crocefissione, conservata alla Pinacoteca Civica di Forlì. Qui sono raccolti i dipinti soprattutto del suo periodo giovanile (l'Annunciazione del 1494 è forse il pezzo più bello); di quegli anni sono pure gli importanti, e distrutti dai bombardamenti dell'autunno del 1944, affreschi (1493-1495) della cappella Feo nella chiesa di San Biagio di Forlì e le due pale (1493 e 1496 circa) conservate alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Palmezzano si trasferì a Venezia nel 1495, dove, secondo un documento di quell'anno, aveva aperto una bottega: dalla pittura lagunare riprende il gusto per i paesaggi, per la luminosità, e per le architetture formate da marmi mischi, ripreso quest'ultimo da Cima da Conegliano; dell'artista emiliano, a Venezia, si può oggi vedere la Pietà con due angioletti (1529), alla Ca' d'Oro.
Seguono, tra il 1500 e il 1510, le belle pale per le chiese di San Francesco a Castrocaro, a Matelica e le due Pietà, della National Gallery di Londra e del Louvre di Parigi. Dopo la Madonna e Santi della Pinacoteca di Monaco (1513) incomincia la fase involutiva dell'artista in copiosissimi quadri databili soltanto su basi stilistiche e riferibili con larghezza alla feconda bottega.
Né mancano, anche nella attività tarda, dipinti di eletta qualità, quali il Presepio della Pinacoteca di Forlì (1532) e la Circoncisione dell'Accademia Carrara di Bergamo (1536).
Vissuto a cavallo tra due secoli di fervidissimo significato per l'arte italiana, il Palmezzano cercò di conciliare le numerose sollecitazioni a cui era sottoposto, con una formula eclettica che incontrasse il gusto medio del mercato: ora parafrasando il Bellini (Incoronazione di Brera), ora imitando i migliori belliniani (Sacra conversazione di Brera), con qualche riferimento agli stili ferraresi. Abile mestierante, il pittore emiliano elaborò un linguaggio eclettico che univa modi veneti e ferraresi, toccando momenti di grazia specialmente nella produzione giovanile, ove ricava robustezza monumentale da Melozzo ed ottiene un equilibrio luminoso fra architettura e paesaggio, poeticamente sintetizzato dal Perugino. Palmezzano si spense a Forlì nel 1539, probabilmente il 25 maggio. Tra i pittori su cui l'artista ha influito, si può citare anche il cosiddetto Maestro dei Baldraccani.
Di lui si conosce anche un'attività da architetto, per altro modesta e limitata alla propria città natale, che nel 2006 ha voluto onorarlo dedicandogli una grande mostra monografica in occasione dell'inaugurazione del complesso Museale San Domenico.