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DELLA FRANCESCA Piero



Piero Della Francesca
(Borgo San Sepolcro 1416 circa - 1492) pittore e matematico italiano.

Piero della Francesca (l'anno di nascita non è sicuro, poiché un incendio negli archivi comunali ha distrutto gli atti di anagrafe) fu un pittore e matematico italiano la cui opera pittorica - centrata quasi esclusivamente su temi di carattere religioso - servì come punto di riferimento per molti artisti rinascimentali, primo fra tutti l'altro grande maestro della prospettiva nel Quattrocento, Melozzo da Forlì. Fu un uomo pienamente rinascimentale e dunque fiducioso nelle capacità umane tanto da ritenere che queste, se ben indirizzate, potessero far affacciare l'uomo al dogma. Le notizie sulla vita di Piero di Benedetto dei Franceschi, più noto come Piero della Francesca, dal nome della famiglia, sono frammentarie. Per anni si è fissata la sua data di nascita al 1406, notizia desunta dal Vasari. Si formò a Firenze insieme a Domenico Veneziano con il quale collaborò per gli affreschi (ora perduti) del coro di S. Egidio a Firenze.  La sua presenza in città deve essere però precedente a questa data, poiché la sua conoscenza degli stilemi artistici fiorentini è piuttosto approfondita. Non è chiaro, dunque, dove egli abbia compiuto i suoi studi.  Toscano di nascita e di carattere, Piero della Francesca non è tuttavia un artista legato a una sola città, poiché la sua attività si estende a tutta l'Italia centrale.  Alla data del 1439, Piero conosce bene le nozioni prospettiche del Brunelleschi, le teorizzazioni dell’Alberti, forse anche lo studio della luce dell’Angelico e le geometrizzazioni di Paolo Uccello e lo stile dei pittori Masaccio e Andrea del Castagno, rigorosi creatori della forma e dello spazio geometrico.
Poco dopo il 1440, lascia per sempre Firenze. Nel 1442 è a Borgo Sansepolcro, dove si candida alle elezioni come consigliere popolare. Lo stesso anno, la Confraternita della Misericordia gli commissiona un polittico da realizzare in tre anni: Piero, però, impiegherà ben tre lustri ad ultimarlo. Il Polittico della Misericordia è composto da ventitre pannelli, i quali, a parte la predella e i santi laterali che sono opere di collaboratori, raffigurano San Sebastiano e San Giovanni Battista, i Santi Andrea e Bernardo, Benedetto e Francesco, l'Annunciazione, la Crocifissione e la Madonna della Misericordia. Il senso del volume, la plasticità dei corpi ci mostrano l'influenza del Donatello, mentre la pala posta a coronamento del polittico è di chiara ascendenza verso lo stile del Masaccio.  Contemporaneamente ai primi pannelli di questo polittico, Piero eseguì il Battesimo di Cristo, che oggi si trova a Londra alla National Gallery. In questo dipinto la trasparenza dell'atmosfera, la chiara luminosità del paesaggio rievocano le opere di Domenico Veneziano e del Beato Angelico, la prospettiva rigorosa il cui perno centrale è costituito dalla figura del Cristo conferisce all'opera un certo equilibrio e quell'armonia che è tipica delle opere pierfracescane.  Nel 1451 è a Rimini, ove lavora al Tempio Malatestiano, realizzato su progetto di Leon Battista Alberti, realizzando l’affresco di Sigismondo Malatesta con il suo santo protettore. L’anno seguente si reca ad Arezzo, su richiesta della famiglia Bacci.   Infatti, dopo la morte del pittore Bicci di Lorenzo (1452), la sua presenza è necessaria per portare a compimento gli affreschi del coro di San Francesco d'Arezzo, rappresentante la Leggenda della vera Croce, nel quale il Bicci aveva dipinto i quattro evangelisti della volta.  Nel 1454, gli viene commissionato un polittico con sfondo d'oro per Sant'Agostino di Sansepolcro, di cui restano quattro figure di santi disseminate in altrettanti musei (a Londra, New York, Lisbona e Milano). Altre opere, di datazione incerta, si collocano nel periodo degli affreschi di San Francesco ad Arezzo: nel duomo di Arezzo, una figura della Maddalena, su pannello, dall'espressione altera, che va contro la tradizione; nella cappella del cimitero di Monterchi (in provincia di Arezzo), un affresco di argomento insolito, la Madonna del parto (1460 c.ca), che ritrae la Vergine incinta con due angeli; una Santa Monica e un San Domenico (Galleria Liechenstein, Vaduz); e soprattutto la Resurrezione, affresco di ispirazione maestosa, nel palazzo comunale di San Sepolcro, diventato pinacoteca della città. Alla stessa epoca appartengono certamente alcuni pannelli nei quali la ricerca della luminosità è già tanto importante quanto l'espressione del volume e la costruzione dello spazio: La Flagellazione eseguita negli anni tra il 1455 e il 1460, ora nel Palazzo Ducale di Urbino, legata a un episodio tragico della casata dei Montefeltro, ha una struttura di ispirazione classica che attribuisce una collocazione precisa alle figure della scena principale, piuttosto defilate, così come ai tre personaggi enigmatici che compaiono in primo piano sulla destra; il San Gerolamo (Galleria dell'Accademia, Venezia) e, di maggiore formato, il Battesimo di Cristo (National Gallery, Londra), devono il loro senso di profondità al vasto paesaggio. Nel frattempo, a Perugia affresca una tavola che fa da cuspide al polittico di Sant'Antonio delle Monache di Perugia, rappresentante L'Annunciazione.  In questi anni si intensificarono i rapporti con la corte dei Montefeltro per i quali eseguì il Ritratto di Battista Sforza e Federico da Montefeltro. Intorno al 1448 si colloca il viaggio di Piero della Francesca a Ferrara, importante sia per la sua carriera sia per la storia artistica della città, nella quale la corte estense aveva creato un clima di umanesimo e di innovazione. Il pittore vi incontra il Pisanello, Mantegna, Rogier Van der Weiden, che lo inizia al realismo e alla tecnica meticolosa dei maestri del Nord. Nulla però rimane degli affreschi da lui dipinti al castello degli Estensi e a Sant'Agostino.Tra le ultime opere ricordiamo la Madonna di Senigallia del 1470 e la Sacra conversazione di Brera del 1472-74. Dal 1475 in poi la sua attività sembra arrestarsi. Ne è probabile causa una malattia agli occhi, che secondo Vasari lo conduce alla cecità totale. La notizia non troverebbe conferma nel testamento di Piero, datato al 1487, nel quale egli afferma di essere in piena salute.  Negli ultimi anni di vita Piero si dedica alla scrittura, lasciando ai posteri tre libri scientifici: “De corporibus regolaribus”, “Trattato d’abaco” e “De prospectiva pingendi”. Muore il 12 ottobre del 1492 nel suo paese natio.
Piero della Francesca va annoverato tra i maestri che hanno avuto un ruolo preminente nello sviluppo della pittura italiana. Non gli sono mancati imitatori nell'Italia centrale e la sua influenza è avvertibile nello stile, più aggraziato, del fiorentino Alessio Baldovinetti (1425-99). Soprattutto, è importante sottolineare il profondo insegnamento che il suo esempio ha saputo trasmettere a grandi costruttori dello spazio e dei volumi, quali Melozzo da Forlì, Luca Signorelli e i pittori di Ferrara. La visione geometrica di Piero della Francesca sembra avere ispirato diversi architetti, come Luciano Laurana a Urbino, e ha probabilmente avuto ripercussioni sulle ricercate composizioni in legno frastagliato che costituiscono la gloria dell'arte italiana dell'intarsio nel quattrocento. L'altro aspetto della sua arte, la sublimazione dei toni per mezzo della luce, ha profondamente influenzato il Perugino e diversi pittori di Venezia, in particolare Giovanni Bellini. Il genio di Piero della Francesca ha trovato riconoscimento presso i suoi contemporanei italiani, che sembrano tuttavia averlo ammirato più come teorico della prospettiva che per le sue qualità di pittore. Nel XVI secolo, Vasari, suo compatriota, testimonia ancora una viva ammirazione nei suoi confronti. Segue un lungo periodo di indifferenza, se non di oblio, verso l'artista e la sua opera. Occorre attendere il XX secolo perché gli studi di Bernard Berenson, di Adolfo Venturi e di Roberto Longhi restituiscano a Piero della Francesca il titolo che merita: uno dei più importanti pionieri del rinascimento italiano.

Artisti contemporanei di DELLA FRANCESCA Piero

 

Questi comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba scavata nella roccia; poi rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.

Marco (15:46)