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PARODI Giacomo Filippo

Parodi Giacomo Filippo
(Genova, 1630 – Genova, 22 Luglio 1702) è stato uno scultore italiano del periodo barocco.
Da giovane iniziò la sua attività come intagliatore in legno, forse indirizzato dai genitori, formandosi nella bottega di un falegname (Ratti), ottenendo subito un discreto successo. Il già famoso pittore Domenico Piola gli procurò numerosi clienti fra i nobili genovesi e, comprese le sue doti, lo esortò a dedicarsi decisamente alla scultura. Sostenuto economicamente da una sorella, nel 1655 si recò a Roma dove divenne allievo del Bernini, e dove rimase fino al 1661, per tornare nella città natale, portando con sé evidenti segni dell'avvenuto contatto con il Barocco romano, anche se non si ritrovano ancora le morbidezze e la pulita levigatezza delle superfici, retaggio dell'attiva presenza dello scultore francese Pierre Puget, attivo a Genova dal 1661 al 1668, che influenzò notevolmente il suo stile; dell'artista francese sono le Madonne in marmo delle chiese genovesi di San Carlo e di Santa Maria della Cella.

In quel periodo raggiunse l'apice della fama come intagliatore, progettando ed eseguendo opere prestigiose quali la decorazione della nave Paradiso e la carrozza per le nozze tra Anna Pamphilj e Giovanni Andrea III Doria, oltre a cornici, consolles e statue lignee eccezionali per invenzione e modellato. Nonostante l'età già avanzata, Filippo Parodi abbandonò progressivamente la scultura lignea passando al marmo, in cui si affermò con varie opere, che gli diedero grande fama, quale la Madonna del Carmine per la Chiesa dei Santi Vittore e Carlo. Trovò un mecenate in Francesco Maria Sauli, che gli finanziò un'ulteriore permanenza a Roma, nel 1672, dove affinò le sue già notevoli doti di scultore per la realizzazione della colossale statua di San Giovanni Battista per la Basilica di S. Maria Assunta di Carignano, da affiancare alle celebri realizzazioni del Puget. Evidente l'ispirazione berniniana sia nell'impostazione della figura che nella resa delle carni e dei vari elementi naturali, dai vegetali alla pelliccia, virtuosisticamente accostati. Si affermò pertanto quale il principale scultore della Genova barocca, dopo la partenza dell'artista francese. Numerose altre opere fece su commissione di nobili famiglie genovesi; tra queste la statua della Vergine con angeli nella chiesa di S. Luca, ornamenti in marmo per il giardino del Palazzo Brignole nella strada nuova, l'attuale Via Garibaldi, e la grande statua di Ercole con i pomi delle esperidi per Ottavio Sauli nel Palazzo De Mari, già Imperiale in Campetto. Si nota qui un attento studio della statuaria antica, il volto, in particolare, discende dalla ritrattistica romana. Nel 1679 su commissione di Eugenio Durazzo fece alcune sculture per il Palazzo Balbi Durazzo (ora noto come Palazzo Reale), a Genova; una, a soggetto religioso (Cristo alla Colonna), per la cappella privata, ed alcune figure mitologiche (le Metamorfosi di Ovidio: Venere, Clizia, Adone, e Giacinto) per il giardino. Scolpì anche quattro grandi statue dei santi Taddeo, Mattia, Filippo e Marco per la chiesa italiana di Lisbona (la statua di S. Marco andò distrutta nel terremoto che colpì la capitale portoghese nel 1755). La sua fama andò oltre i confini della Liguria e nel 1678 fu chiamato prima a Venezia, dove scolpì in marmo e stucco il monumento funebre del patriarca Gianfrancesco Morosini nella Chiesa di San Nicola, detta dei Tolentini (1678), quindi a Padova, dove fece nella basilica di Santa Giustina una scultura raffigurante la Deposizione con la Vergine Madre, S. Maria Maddalena e San Giovanni (1685), considerata il suo capolavoro. Sempre a Padova scolpì il monumento ad Orazio Secco, il grande coro ligneo nella Cattedrale e, insieme ad alcuni collaboratori, sei statue di santi in marmo bianco ed una in marmo policromo raffigurante “S. Antonio in gloria”, per la Cappella del Tesoro nella Basilica di Sant'Antonio (1686-1689), l'Ecce homo (1686) nella chiesa di San Francesco Grande.

Negli ultimi anni produsse ancora a Genova numerose altre statue, monumenti funebri, fontane, busti, che abbellirono chiese e palazzi. Morì nel 1702 e fu sepolto nella chiesa di S. Teodoro. Il Soprani lo descrive come “piccolo di statura, di viso rotondo, e ben colorito”. Tra i suoi allievi, discreti scultori furono il genero Giacomo Antonio Ponsonelli (1654-1735), Andrea Brustolon, Francesco Biggi, Domenico Garibaldo, Bernardo Schiaffino e soprattutto Angelo De Rossi, che in alcune sue opere seppe eguagliare il maestro. Il figlio Domenico (1668-1740), inizialmente apprendista con Sebastiano Bombelli e poi negli studi di Carlo Maratta e Paolo Gerolamo Piola, importante pittore, ereditò alla morte la bottega paterna, all'epoca la maggiore in Genova, e la portò avanti con l'ausilio del Biggi.

Artisti contemporanei di PARODI Giacomo Filippo

 

Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni.

Marco (16:9)